La sezione aurea. Il linguaggio matematico della bellezza


La proporzione aurea, il numero divino, il rapporto principe della bellezza e dell'armonia: difficile resistere alla tentazione di lanciare una collana divulgativa sulla matematica con un argomento così accattivante (e vendibile). Questa è la scelta fatta dall'editore, ed attratti da questo specchietto per allodole ci siamo avvicinati appunto a Mondo Matematico, di cui diremo di più dopo le prossime uscite. Ebbene sì, abbiamo deciso che vale la pena continuare a comprarne i volumi -o almeno alcuni di essi che ci sembrano più interessanti e meno inclini ad essere trattati come i grandi misteri in brodo di audience a cui siamo purtroppo abituati. Aspettiamo dunque di vedere se questo primo volume è un caso fortuito o un realistico assaggio di ciò che verrà, encomiando fin d'ora chi ha avuto il coraggio di diffondere un po' di cultura matematica.
La sezione aurea si legge in modo abbastanza scorrevole, nonostante qualche formula matematica (più pretenziosa che esplicativa) e grazie a molte figure e schede di approfondimento. Poco organico sul piano contenutistico, si salva tuttavia se considerato come semplice spunto per successivi approfondimenti da parte di un lettore davvero interessato. Per tutti gli altri resta comunque una panoramica superficiale e ampia sul famigerato Numero Phi.
Particolarmente riusciti sono i capitoli in cui si tenta di stupire svelando la sua presenza nei campi più disparati: lo sapevate che i rami degli alberi e le foglie dei fiori crescono secondo angoli regolati dal rapporto divino? Che i semi dei girasoli si dispongono secondo spirali auree? O che nel corso dei secoli molti artisti e architetti hanno usato le proporzioni auree per progettare le proprie opere (la solita Gioconda, una su tutte)? Persino i pacchetti di sigarette sono fatti di rettangoli aurei, perché più gradevoli all'occhio umano, oltre che più facili da realizzare!
Sommarie introduzioni a personaggi e discipline nelle varie epoche, per incuriosire il lettore ad approfondire dove necessario, o semplicemente per risvegliare il senso di meraviglia che non dovremmo mai perdere nei confronti della natura e di alcune mirabili opere umane. 

Consigliato a chi crede che la matematica sia una scienza astratta.

La sezione aurea. Il linguaggio matematico della bellezza
Fernando Corbalàn
Collana Mondo matematico, RBA
Milano 2011

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Vita di un uomo


Questo vuol essere un omaggio ad una delle raccolte più significative della poesia italiana del Novecento, che sconvolge per l'umiltà con cui si propone e per la profondità delle emozioni che suscita.
Il titolo è evocativo della semplicità d'animo del poeta e introduce all'ampio spettro di temi trattati. Ingiustamente infatti si associa il nome di Ungaretti solo alla Grande Guerra, mentre in questa raccolta brillano molteplici capolavori: pur celebrando l'efficacia scabrosa nel descrivere la barbarie del conflitto mondiale, non si può trascurare la delicatezza con cui esplora le sensazioni intimamente umane di solitudine, coraggio, fratellanza, amore, lutto.
L'ermetismo prevalente porta a poesie sonore, in cui la parola è densa così come la sua assenza, e nella lettura fa godere di rincorse, sincopi, versi strozzati e lunghi, senza il cui ritmo si perderebbe una parte del significato stesso: esempio eccelso di contenitore che vale quanto il contenuto.
Non è azzardato leggere in Ungaretti stesso il simbolo dell'uomo, che egli colloca dolcemente nella natura  in cui si rispecchia e si consola, e che pur desiderando amaramente la solitudine, si scopre profondamente connesso ai suoi simili. Noi dunque vi traiamo un messaggio di speranza nell'umanità, in grado di superare la disperazione attraverso la lucida scansione dei pensieri più intimi e la consapevolezza della propria universalità.
Quale canto s'è levato stanotte
che intesse
di cristallina eco del cuore
le stelle
Quale festa sorgiva
di cuore a nozze
Sono stato
uno stagno di buio
Ora mordo
come un bambino la mammella
lo spazio
Ora sono ubriaco
d'universo
Consigliato ad un uomo. 

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La figlia del capitano


Agevole romanzo storico, si colloca perfettamente nell'Ottocento europeo e nel suo sistema tradizionale di valori: onore, valore militare, famiglia, amore, nobiltà d'animo. Figlio del suo tempo anche nella trama, con l'eroe puro che passa indenne attraverso travagli personali e storici.
Un'interessante chiave di lettura è sicuramente quella del romanzo di crescita, in cui l'eroe si forma e raggiunge la maturità forgiato dalle peripezie che attraversa, con una bonaria riflessione didattica a latere, in cui il suo aio e domestico rivendica la rozza genuinità dei propri metodi, nei confronti di quelli sofisticati e inconcludenti del precettore francese, che nelle sue sbronze presto sostituisce la vodka al vino.
Curiosa è la figura femminile dell'eroina, che dapprima è ingenua e sottomessa (a padre, madre, pretendente e genitori di lui, persino), ma poi si scopre essere colei che ha l'idea risolutrice finale: colei che chiede ed ottiene l'intervento salvifico definitivo del sovrano. A questo proposito, è notevole la somiglianza con "Il tulipano nero" di Dumas padre (pubblicato pochi anni dopo), che narra vicende simili e si avvale della stessa formula risolutiva, messa in atto da un identico modello di eroina.
Il linguaggio scorrevole e fortemente descrittivo ci trasporta facilmente nella Russia affascinante di steppe e tormente di neve, in cui troviamo confortevole rifugio nella vittoria dei buoni. Davvero non possiamo chiedere di più ad un romanzo.

Consigliato a chi pensa che la Russia sia lontana.

La figlia del capitano
Aleksandr Puskin
Rizzoli
Milano 2010
203 pagine

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Le affinità elettive


Ambientazione bucolica, linguaggio lirico e ossessione per l'idea di destino: ecco a voi l'amore romantico, in cui si gode dell'amato stando solo seduti vicino, senza bisogno di gesti, parole o nemmeno sguardi. Per capirsi, ci si lascia morire per la felicità (?) del proprio beniamino.
Attenzione però a non fraintendere l'amore sublime con la limitatezza di vedute: nonostante il clima mistico, i quattro protagonisti mettono su un intenso scambio di coppie e combinazioni, giustificate da attrazioni incontrastabili quanto quelle chimiche: le affinità elettive, appunto. Senza malizia, non si accendono le luci rosse solo grazie al carattere ottocentesco dell'amore praticato, in cui si venerano ciocche di capelli custodite gelosamente in cassettine...
Magistrale è il ritratto psicologico di personaggi, persino di quelli secondari, così come il ritmo mai noioso della narrazione, arricchito da stralci di diario, lettere, ed addirittura da una novella. A ragione resta uno dei romanzi più celebri e citati, un classico immenso.
Infine, tra giardini che fioriscono secondo i sentimenti dei padroni, campagne militari per dimenticare (ovviamente invano) l'amata, e bare con coperchi di cristallo, ci troviamo nostro malgrado a riflettere sulla forza e l'ostinazione di lcuni legami sentimentali. Quasi quasi viene da tirare un sospiro di sollievo, e gioire amaramente dell'estrema relatività affettiva che viviamo in questi anni.

Consigliato agli amanti dell'amore estremo.

Le affinità elettive, I dolori del giovane Werther
Johann Wolfgang Goethe
Newton & Compton Editori
Roma 2004
335 pagine

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I pascoli del cielo


Dieci magistrali racconti, storie di altrettante famiglie, si animano sullo sfondo di una verde e fertile vallata californiana, da cui il titolo. Ognuno è ambientato in una diversa fattoria, sono indipendenti l'uno dall'altro, ma tutti hanno lo stesso rassicurante sviluppo: la situazione iniziale di equilibrio viene turbata profondamente, spesso peggiorata, per poi raggiungere una nuova stabilità. L'elemento perturbante è sempre un membro dell'ultima famiglia trasferitasi nella vallata, e precisamente nella casa considerata infestata dalla malasorte. Come schegge impazzite della sorte, i suoi abitanti seminano scompiglio più o meno volontariamente ed essi stessi arrivano ai Pascoli del Cielo dopo una lunga serie di disgrazie. 
Il linguaggio è piacevole, sincero e profondamente ironico, anche perché ricco di dettagli in modo quasi pettegolo e scientifico.
Il titolo evocativo introduce sì in una dimensione mitica e leggendaria, ma non c'è una morale esplicita alla fine delle storie, solo nuove risoluzioni di vita. L'insegnamento dunque, se ne esiste uno, è nel lavoro e nell'operosità dell'uomo, nel pragmatismo e nella realtà.

Consigliato a tutti, al posto dell'oroscopo.


I pascoli del cielo
John Steinbeck
Arnoldo Mondadori Scuola
Milano 1994
222 pagine

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Il carro a sei ruote


Sei ruote, sei personaggi ed un carro, sette contando il cavallo da tiro. Questo è l'incipit asciutto e anche l'epilogo della storia; nel mezzo ci sono le peripezie di una compagnia di attori medievali che girano l'Europa visitando paesi reali ed immaginari. 
Il romanzo si chiude dolcemente su se stesso, insegnandoci la ciclicità della vita e delle sue vicende. Non a caso i personaggi sono maschere teatrali vere e proprie: gioventù, arte, saggezza, forza, allegria, affetti famigliari.
La maestria di Piumini, come di consueto nelle sue storie per bambini, sta nel linguaggio poetico e metaforico con cui racconta i fatti, rendendoli densi di significato anche per gli adulti. Oltre la trama avventurosa degli episodi, resta un grande omaggio al teatro e al gioco come sistema di affrontare la vita, lo strapotere dei prepotenti, l'ipocrisia delle religioni. Senza scadere nella retorica dell'adulto che vive la vita come un bambino, i sei fanno un uso consapevole e maturo della propria arte, sfidandone i rischi e sfruttandone i vantaggi.
Il romanzo diverte e commuove, è bellissimo e ridimensiona il corso delle vicende umane, le stesse che a quanto pare erano scandite dalle stagioni già nel Medioevo.

Consigliato a chi ama ascoltare.

Il carro a sei ruote
Roberto Piumini
Arnoldo Mondadori Scuola
Milano 1986
210 pagine

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