Gente di Dublino


Avete mai pensato che la vostra vita andrebbe cambiata radicalmente? Avete persino individuato quale sarebbe la leva per muovervi verso più felici orizzonti? Tutto pronto e pianificato? Ecco, allora non leggete Gente di Dublino, per carità! Un Joyce affilatissimo vi toglierebbe persino la voglia di sognarlo, questo cambiamento. I suoi personaggi si muovono in una spirale cieca di paralisi, dibattendosi dentro una città-trappola in cui anche i colori e gli odori sono opprimenti. La beffa è che quanto più si impegnano per evadere, tanto più restano delusi e frustrati.
I racconti che compongono la raccolta sono tanti, ed in ciascuno viene esplorata una diversa possibilità di fuga. Dopo averli letti tutti si ha la certezza che non c'è via di scampo: amore, affetti, matrimonio, lavoro, passioni personali, musica, politica, carriera, amicizia, religione... nulla di nulla, non si fugge da Dublino né dalla propria vita. Non è neanche questione di fato o predestinazione, quello che incombe è unicamente una realtà quotidiana avvilente ed alienante, che toglie persino l'ultima tragica consolazione di sentirsi perseguitati dalla sorte e predestinati alla sofferenza.
Tante piccole ed intense storie di martirio che acquistano compimento in una delle frasi conclusive dell'ultimo racconto: si sopravvive solo dopo l'accettazione della propria condizione di vita, dell'inesorabilità della morte e dell'inconsistenza degli affetti. "Era venuto il momento di mettersi in viaggio verso l'ovest", mentre una lieve nevicata seppellisce tutto.

Consigliato a... no, davvero: non lo leggete.

Gente di Dublino
James Joyce
Einaudi Scuola
Milano 1991
225 pagine

, 2 Comments

Il mio Dante


Un vero menestrello sa coniugare poesia, comicità e suoni. Ma Benigni ci mette di più: ipnotizza le folle tramutando la Divina Commedia da tortura scolastica in spettacolo. Vederlo durante una sua lectura Dantis fa impressione, mentre declama ad occhi chiusi e poi corre come un diavolo, si spoglia, grida, ride e nel frattempo ci lascia un commento di altissima qualità.
E nel libro? Fa lo stesso, senza curarsi che è sulla carta e non sul palcoscenico: il messaggio arriva ugualmente. Sotto alcuni aspetti il formato cartaceo rende di più perché lascia l'interpretazione a noi mediocri, mentre ci svela il Benigni critico letterario e commentatore in tutta la sua vitalità di stimoli e idee, esaltandone la profondità di pensiero e lo spessore culturale.
Un concentrato dei suoi spettacoli danteschi e la trascrizione integrale degli otto canti in questione, un libretto agile che si legge nella metropolitana e fa ridere e pensare: la magia sta nel fatto che, leggendo, noi ci mettiamo al posto di Benigni, che a sua volta prima di scrivere si era messo al posto di Dante, che a sua volta si era messo a rappresentare l'umanità intera, e quindi noi di nuovo. 
Una bella passeggiata per curiosare nell'aldilà, perché, che ci crediamo o no, tutti ci speriamo che ci sia posto per noi in uno dei luoghi descritti da Dante, e soprattutto speriamo che ci sia Benigni a zompettare e declamare la nostra sorte.

Consigliato a chi è ancora indeciso su dove andare dopo la morte.

Il mio Dante
Roberto Benigni
Einaudi
Torino 2010
145 pagine

, 3 Comments

Bridget Jones's diary


In tempi non sospetti (addirittura nello scorso millennio) Helen Fielding già disegnava senza retorica il ritratto di una generazione di donne che vale la pena rispolverare. Ha inoltre ispirato un fortunato adattamento per il grande schermo ed un sequel (Che pasticcio, Bridget Jones!), sia letterario che cinematografico. 
Narra con freschezza come una single trentenne si districa tra il conflittuale rapporto con la generazione materna, il desiderio di affermarsi come giornalista, le goffaggini amorose e le sue piccole manie: controllo del peso, alcool, sigarette. Accattivante e divertente dalla prima all'ultima pagina, pur senza colpi di scena nella trama ispirata deliberatamente ad Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen: inizialmente intrigata da un amore avventuroso e disordinato, la protagonista opta infine per una scelta più matura ed appagante. 
Ne diamo una lettura che immaginiamo essere impopolare, difendendo da un lato l'indipendenza della donna  e la legittimità del suo diritto di affermarsi socialmente e professionalmente, ma dall'altro anche la necessità di rispettare le dinamiche istintive insite nel rapporto di coppia uomo-donna. Dinamiche già vissute dalle nostre madri e nonne, che ci si ostina a rinnegare ma che sono pur sempre collaudate da secoli. Difatti, il tentativo disperato della disorientata Bridget di affermare la propria emancipazione si infrange contro il tradizionalismo dei consigli della madre, che si riveleranno gli unici vincenti per conquistare l'uomo ambito. Lo spettro di essere 'zitella' che la perseguita  ci fa sorridere perché accomuna le donne di tutti i tempi, e per una volta qualcuna lo ammette senza isterismi né drammi.

Consigliato alle zitelle isteriche. Scusate: alle single emancipate.

Bridget Jones's diary
Helen Fielding
Picador, Pan Macmillan
Londra 1996

, 0 Comments

Inés dell'anima mia


Come solo la Allende sa fare, un ritratto di donna che lascia di stucco. Personaggio realmente esistito forte ed irresistibilmente femminile, Inés de Suárez punisce e premia il proprio uomo secondo le di lui scelte, come già avevamo visto fare a Clara nella Casa degli Spiriti. Qui però l'uomo ha un grande ruolo: niente di meno che il conquistador del Cile Pedro de Valdivia, e pertanto fa errori grandi e gesti eclatanti. La vera conquistatrice è comunque lei, Inés, che si è presa il suo amore e ne ha fatto un uomo, il suo uomo. Anche nei lunghi periodi in cui lei gli nega persino la parola, è sempre presente e paradossalmente più rispettata di lui, che porta l'armatura mentre lei lava i panni e cucina per i poveri della città. 
Quello che ci ha colpito tuttavia, sono la profondità e la dolcezza degli affetti che legano i due protagonisti fino al letto di morte: oltre le pittoresche raffigurazioni di lei in battaglia e nella politica, sono di gran lunga superiori e più intense le sue occupazioni intime e private. Non è un caso che il titolo invochi Inés ma sia pronunciato da Pedro, a riassumere la complicità di un amore che, è il caso di dirlo, supera le battaglie.
Un modello di donna fortemente attuale, in cui l'abile destreggiarsi tra dovere e sentimento offre un esempio eclatante e provocatorio a noi che ci riteniamo così emancipate da dover rivendicare in piazza i nostri diritti. L'amore vince su tutto, a quanto pare, altro che quote rosa!

Consigliato alle Suffragette della domenica pomeriggio.

Inés dell'anima mia
Isabel Allende
Feltrinelli
Milano 2006
326 pagine

, 0 Comments

Le Beatrici


Da tempo ormai Benni ci ha abituato alla sua pungente ironia, e questi otto brillanti monologhi teatrali sono perfettamente degni delle aspettative. Pur se alcuni ci sono sembrati spinti ai limiti del cattivo gusto (La mocciosa per esempio), tutto perdoniamo in nome degli altri, riuscitissimi e divertenti. Tra un monologo e l'altro poi, fanno capolino canzoni e poesie piene di sberleffi ed amarezza, altrettanto godibili. 
Donne di tutti i tipi, comprese una suora indemoniata ed una licantropa, che non usano il proprio sesso per raccogliere facili consensi, come sembra andare di moda attualmente, ma sono solo megafoni di idee e situazioni tipiche, a volte commoventi a volte grottesche, ma sempre spregiudicate. Una su tutte una Beatrice non proprio dantesca che vuole fuggire di casa per andare nello spogliatoio del suo calciatore preferito ed avere un po' di quel sano appagamento fisico che il Sommo Vate non sa darle.
Donne tanto reali da essere frutto di un lavoro teatrale portato in scena nel maggio 2010 da Stefano Benni e Giorgio Gallione al Teatro dell'Archivolto di Genova, insieme a cinque giovani attrici che hanno dato voce ed anima a questa irriverente rappresentazione del mondo rosa.
La caduta delle dee, dunque? Sì e no, perché mentre da un lato vengono abbattuti tutti i preconcetti sul sesso debole e sulla donna-angelo, che "Tanto gentile e tanto onesta... PARE", dall'altro la schiettezza delle protagoniste ce le rende vicine e nuovamente simboliche, anche mentre cucinano deliziosi e swiftiani stufati di operai in esubero nelle loro fabbriche.

Consigliato ai Danti. 

Le Beatrici
Stefano Benni
Feltrinelli
Milano 2011
92 pagine

, 0 Comments

Pellegrinaggio d'autunno


Raccolta di tre novelle giovanili di Hesse, ancora lontano dalla spiritualità serena del Siddharta ma già segnato da lacerazioni interiori e disagi sociali.
Dei tre, il primo racconto (da cui il nome della raccolta) è un notevole saggio sulla disillusione amorosa e giovanile, in cui il tono mistico di pellegrinaggio dà un valore fortemente simbolico ed universalmente angosciante agli eventi. Il secondo, Hans Amstein, narra un'altra disillusione amorosa, resa ancor più tragica dal fatto che si consuma in età giovanile e non ha tempo di essere metabolizzata dall'adulto: il narratore, all'epoca testimone degli eventi, regge la forza evocativa del suo flashback drammatico soltanto grazie al vino che chiede continuamente di farsi versare. Il terzo racconto, La casa dei sogni, resta incompiuto -o forse volutamente sospeso- al punto in cui la disillusione deve ancora sopraggiungere ma già se ne colgono segnali: il protagonista torna nella casa della sua adolescenza dove trova sì immutate alcune cose (bellissima descrizione del colore degli occhi della madre e del giardino paterno), ma scorge segni di una imminente distruzione degli equilibri su cui si era basata la sua crescita di uomo. 
La fragilità dei sogni e dei sentimenti, e l'inesorabilità della disillusione a seguito dell'illusione: ecco il filo conduttore delle tre novelle, che a fine libro ci lasciano abbattuti e senza speranza. L'unico fattore che non inganna e non muta è la natura, descritta come forte e violenta, che fa da contrappeso esterno al marcato carattere introspettivo della narrazione. Magra consolazione.

Consigliato agli innamorati. O forse no, ci penserà poi il tempo. 

Pellegrinaggio d'autunno
Hermann Hesse
Tascabili Economici Newton
Roma 1992
97 pagine

, 1 Comment