Diario di un killer sentimentale


Il facile gioco di parole nel titolo introduce immediatamente alla trama scontata: un killer, abbandonato dalla ragazza proprio mentre si appresta a svolgere l'ennesimo incarico, si trova coinvolto pericolosamente nella vita privata della sua vittima, ed inseguendolo ha l'occasione di ripensare alla propria, di vita, sia sentimentale che lavorativa. Dopo una serie di incidenti di percorso che lo costringono al prepensionamento, ha il coraggio di riprendere in mano la sua esistenza aggrappandosi a ciò che sa fare meglio: uccidere in modo lucido senza lasciare posto ai sentimentalismi di cui sopra.
Il racconto si inquadra alla perfezione nel genere noir, cavalcandone i topos e gli espedienti più classici; resta comunque una storia ben raccontata, degna del Sepùlveda grande narratore che padroneggia  linguaggio e tecnica per condurci in riflessioni e peripezie da un capo all'altro del mondo. Memorabile a tal proposito l'architettura della scena nel bazar turco, con il suo svolgimento perfettamente articolato: sensazioni, sentimenti e azioni sono esaltati dalle descrizioni  degli ambienti e dai tempi saggiamente scanditi.
La lettura è agevole forse anche in virtù della mancata suspense e fa godere al lettore poche piacevoli pagine nella convinzione di non restare deluso: dopo tanti viaggi in aereo e tanti errori commessi, un appostamento sotto la pioggia torrenziale nella torre di un bianco campanile messicano, è davvero l'unica degna fine.

Consigliato a chi ha un pomeriggio libero sotto l'ombrellone.

Diario di un killer sentimentale
Luis Sepùlveda
I libri della domenica
Il Sole 24 ORE
Parma 2011
72 pagine

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La spartizione


Nel piccolo paese di Luino, sulle rive del Lago Maggiore, Piero Chiara ambienta una storia piccante di ambizioni piccolo-borghesi e nobiltà decadute, che ha per protagoniste quattro figure di mezza età: tre sorelle non sposate di rara bruttezza e uno scapolo con la passione per le deformità. Simbolo dell'Italia anni '30, egli nasce contadino ed in virtù di una brutta ferita procuratasi nella Grande Guerra, ottiene un posto nella pubblica amministrazione che gli permette di costruirsi la fama di uomo rispettabile, anche grazie al contegno rigido e metodico. Il suo obiettivo è il matrimonio, e sceglie a tal fine la maggiore delle bigotte sorelle Tettamanzi, aprendosi così il varco nella loro bella casa e conquistando il dominio materiale su tutto, dai loro corpi ai loro pensieri. 
La vicenda è succulenta e perfettamente immersa nella mentalità e nelle atmosfere del paese, così come nel contesto storico di un fascismo emergente e di una rete sociale ecclesiastica controllante ma disposta a dimenticare pur di non creare scandali. Tuttavia Chiara non si perde dietro ai pettegolezzi, ma ne fa nascere una sorta di parabola umana, situata in un piccolo mondo chiuso in un tempo senza storia, a simboleggiare le debolezze e le passioni egoistiche che governano le azioni di ciascuno dei personaggi: nessuno agisce in modo disinteressato, è un lavorio continuo di calcoli e progetti più o meno onesti e rispettabili.
Pur essendo soltanto il suo secondo romanzo, nel 1964 -anno di pubblicazione- Piero Chiara è già nel pieno della sua maturità, e possiede un bagaglio di aneddoti ed esperienze tale da poter rappresentare in maniera organica e consapevole il suo mondo. Pregevole la scrittura asciutta, spesso pungente, ma soprattutto disincantata nei confronti delle innumerevoli ed infime sfumature che può assumere il comportamento umano.


Consigliato a chi cerca la persona giusta: magari ne trova tre!

La spartizione
Piero Chiara
Mondadori
Milano 1964
148 pagine

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Il seno


Una metamorfosi grottesca e totale coinvolge David Kepesh, professore di letteratura contemporanea, che tante volte e con tanta passione aveva tenuto lezioni su altre trasformazioni famose, da Kafka a Gulliver. Dopo averne ignorato i sintomi per settimane, al fine di non cadere per l'ennesima volta vittima della propria ipocondria, una crisi ormonale muta il suo corpo in un enorme seno femminile, cosciente ma quasi totalmente privo di sensi, rotondo da un lato e capezzoluto dall'altro.
Costretto dunque a vivere su un'amaca in una stanza d'ospedale, ripensa alla sua vita fino a quel momento, e ai principali personaggi che la animano: il padre noioso che ammazza il tempo, l'analista lucido con cui aveva da un pezzo finito le sedute, e la sua maestrina pudica dai seni pesanti, donna a cui è legato per desiderio di stabilità più che per passione.
Un cult dell'assurdo, brillante ed ironico, moderno nei dialoghi fitti e molto introspettivo, quasi una sceneggiatura di Woody Allen. Non trascurabile affatto è la componente sessuale, non solo perché il protagonista si tramuta in una tetta di 70 chili, ma perché la ricerca sfrenata del piacere è la prima pulsione di cui è preda nella sua nuova forma, l'istinto che scatena tutte le reazioni successive: incredulità, disperazione, accettazione, manie di grandezza, rabbia, vergogna, paranoia. La conclusione invece sta nella letteratura, scelta come espediente per sopravvivere; la poesia finale di Rainer Maria Rilke stigmatizza infatti l'idea fondamentale: per deviare il corso di una vita scialba occorre cambiare se stessi, e ci si renderà conto che non è necessaria nessun'altra metamorfosi.

Consigliato a chi pensa di condurre un'esistenza noiosa.

Il seno
Philip Roth
I libri della domenica
Il Sole 24 ORE
Milano 2011
76 pagine

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