Cuore di cane


Scritto nel 1925 ma pubblicato solo postumo per via della censura sovietica, Cuore di cane è da sempre considerato un ritratto insolente della società moscovita post-rivoluzionaria. In effetti ne ha tutti i connotati perché i personaggi non sono altro che grottesche maschere umane ricche di simboli, mentre il cane sembra essere l'unico a possedere un cuore.
La storia assurda è un'operazione chirurgica in cui un famoso luminare impianta ghiandole seminali e ipofisi umane nel cane randagio Pallino, che aveva raccolto morente dalla strada e nutrito fino a farlo diventare un languido cagnone da salotto. Le conseguenze dell'infausto trapianto sono terribili, in quanto l'animale si tramuta in un uomo volgare e infido, il signor Pallinov, senza alcuna educazione né remora, né codice morale. Egli stringe amicizie discutibili ed arriva persino a denunciare il suo creatore, che è rimasto in effetti piuttosto borghese, come foriero di idee e atteggiamenti controrivoluzionari. Facile da qui la lettura dell'ominide come uomo della NEP che parla di 'prendere tutto e dividerlo' ma poi cura i suoi interessi egoistici senza alcun rispetto per amicizie persone o ideali. La soluzione estrema praticata dal medico, dopo innumerevoli tentativi diplomatici, è quella di una contro-operazione, che dunque simboleggia il ritorno alla società tradizionale. 
Tuttavia, Bulgakov non salva neanche l'opulenta borghesia descritta prima e dopo l'intervento: i personaggi che la incarnano sono crapuloni spregiudicati, ridicoli nei loro vizi e nei loro segreti, dei grassi buffoni che si mascherano di cultura e si scambiano complimenti e smancerie a vicenda. Essi vivono in un ambiente altrettanto finto, un teatro di animali impagliati e barattoli con organi da trapiantare, ma diventano magri e sofferenti nel periodo in cui il signor Pallinov dà loro filo da torcere.
Nonostante la sua brevità, questo romanzo risulta piuttosto pesante perché estremamente denso:  il lettore si sente smarrito di fronte a tanta inquietante assurdità, e paradossalmente trova meno indigesti e quasi confortanti gli strampalati ragionamenti del cane prima e dopo la mutazione in uomo. Evidentemente sta in questo l'allegoria finale e definitiva della demenza dell'umanità, che proletaria o borghese che sia, è capace di toccare il fondo della decenza e della rispettabilità. 

Consigliato a chi l'aveva sempre detto che i cani capiscono più degli uomini.

Cuore di cane
Michail A. Bulgakov
Pillole BUR
Milano 2010
169 pagine

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