Pugni


Il giovane Pietro Grossi debutta tra i narratori contemporanei senza mostrare alcuna incertezza, con un trittico di racconti che spiazzano: tre pugni, appunto. Proprio il tema dell'esordio è il filo conduttore di questo agile libro, omaggiato dalla prestigiosa casa editrice Sellerio che lo ha annoverato tra i 20 titoli significativi della collana La rosa dei venti, edita in occasione del suo quarantesimo anniversario di attività.
Tre storie di iniziazione, che parlano della fretta di crescere e della voglia poi di tornare indietro, per paura di essere inadatti, o per stanchezza. Il primo racconto, Boxe, è un omaggio alla nobile arte, simbolo della vita stessa. Il protagonista è un ragazzetto che sa di avere i numeri giusti per essere un campione e cerca conferme nel tanto agognato primo (e unico) incontro, durante il quale impara a suon di pugni dati e ricevuti che il talento e l'affermazione non sono doni naturali come nelle favole, ma vanno integrati dalla consapevolezza e dalla maturità necessaria a gestirli. Il secondo racconto, Cavalli, confronta due fratelli e i loro modi totalmente diversi di crescere, simboleggiati questa volta dall'uso che ciascuno di essi fa del cavallo ricevuto in dono dal padre: uno si spinge fino in città per vivere avventure inenarrabili (ed in effetti si parla di lui solo quando riappare sporadicamente in paese), l'altro resta nella casa paterna a lavorare e a costruire caparbiamente un futuro solido e rassicurante. Il terzo racconto infine, Scimmia, narra della tentazione di sfuggire alle responsabilità e alle delusioni attraverso la pazzia: un amico del protagonista si è messo a fare la scimmia, e davanti a questa amara rinuncia lui non può far altro che sentirsi tentato, e provare a non pensarci. 
La scelta di uno stile asciutto e sincero è lodevole per un esordiente che ha il coraggio di non tradire la propria indole narrativa, proponendo intrecci tutt'altro che facili, personaggi originali ed un linguaggio misurato e non ammiccante. L'opera sarà apprezzata per le riflessioni che propone, non certo per gli sconti che concede. Tra i pregi di Grossi è giusto citare anche la ricchezza delle ambientazioni: serena e introversa la prima, scandita dalle sequenza di colpi sul ring; aperta e di ampio respiro quella di Cavalli, che è una ballata western senza tempo né spazio definiti; decadente e sudata la terza, lucidamente nervosa come fosse un Amleto scritto da John Fante. 
Proprio a causa delle loro diverse impostazioni, risulta difficile giudicare quale sia il migliore dei tre racconti: il consiglio è di goderli così come sono, completando intimamente i finali lasciati volutamente sospesi di fronte alle scelte.

Consigliato ai Peter Pan.

Pugni
Pietro Grossi
Sellerio editore
Palermo 2006
219 pagine

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