La Compagnia dei Celestini


Quarto romanzo di Stefano Benni, che già nel 1992 inscenava una satira pungente sull'Italia e sulla sua vocazione alla santità tra disastri, perbenismi e miseri giochi di potere.
La storia si snoda con una doppia trama: quella portante come delirio onirico di quella secondaria, poco elaborata e altamente simbolica, che dà senso al tutto. Occhio-di-gatto è un bambino fuggito dall'orfanatrofio, riacciuffato e mandato in riformatorio, ma è anche una delle incarnazioni del Grande Bastardo, protettore dei barboni, degli orfani e degli spiantati. Questa la trama secondaria sviluppata solo attraverso brevi interludi alla fine di ciascuna delle dieci parti di cui si compone la storia principale, la quale invece narra le peripezie di tre orfani: fuggiti dalle grinfie del loro poco ortodosso tutore Don Biffero, attraversano pericoli, fanno nuovi amici, ne perdono altri ed infine prendono parte al leggendario campionato mondiale di pallastrada. Tra i loro nemici più accaniti c'è appunto il vizioso pretonzolo dell'ordine degli Zopiloti, c'è il capo di stato di Gladonia e addirittura l'esercito; dalla loro parte invece stanno i puri di cuore e gli indigenti, il Grande Bastardo e qualche tocco magico. Su tutta la vicenda aleggia una misteriosa profezia, il cui significato non sarà svelato fino alla fine epico-biblica della vicenda.
Se da un lato è facile trarre una storia per bambini dal romanzo (che difatti ha liberamente ispirato due stagioni di cartoni animati per la TV), dall'altro si è portati a riflettere sul suo pesante taglio politico, in cui il nome dell'Egoarca Mussolardi (che vive su un elicottero privato e possiede dodici televisioni) parla da solo per se stesso e per tutto ciò che rappresenta, sia in termini di critica al presente, che come prospettiva catastrofica di scenari futuri. 
Nessuno dei moltissimi personaggi è particolarmente approfondito, né potrebbe esserlo poiché la storia ha un forte timbro corale dal quale non si può prescindere: a ragione molti hanno pensato di leggervi il duello atavico tra il bene e il male, che prendono corpo in figure bislacche e indefinibili, quali solo la fantasia di Benni può creare. Non tutti i bambini sono buoni e non tutti gli adulti sono antagonisti, sono ammessi redenzione, perdono e vendetta, fantasmi e fast food, ossari e macchine volanti, come in ogni buon dipinto dell'Italia che si rispetti. Eppure nella battaglia finale si trascende dal Belpaese e i simboli si purificano e diventano assoluti, elevando così il romanzo da farsa ridanciana a triste parabola della storia.

Consigliato ai Santi, ai Poeti e ai Navigatori.

La Compagnia dei Celestini
Stefano Benni
Feltrinelli
Milano 1992
286 pagine


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