Chagrin d'école (Diario di scuola)


Chiariamo subito: la traduzione italiana del titolo trae in inganno. Non si pensi infatti che questo sia l'ennesimo libro Cuore nostalgico dei banchi; è piuttosto un libro sull'angoscia (chagrin, appunto) e sul mal di scuola di ragazzi e genitori, sull'impotenza di alcuni insegnanti e sul potere che altri sanno invece usare per salvare gli allievi che deragliano.
Chi meglio di Pennac, passato da asino matricolato a professore e scrittore di successo; chi meglio di Pennac, con i suoi variegati registri espressivi. Ecco: nonostante gli sia valso il Prix Renaudot nel 2007, forse meglio si poteva fare, magari con meno sicurezza nel proprio successo, o più cautela nei voli pindarici. Si resta con l'impressione che lui stesso abbia coscienza dell'opacità di questo lavoro, dalle giustificazioni ad ogni nuovo concetto introdotto, dalla pigrizia con cui saltella tra aneddoti e grandi ideali, e dalla pesantezza con cui scava in sue considerazioni personali fino a farle sembrare formule magiche per salvare la scuola tutta.
Decisamente scontati sono anche alcuni espedienti narrativi, come il noioso dialogo tra se stesso scrittore e se stesso giovane asino del passato, oppure l'impostazione di viaggio catartico dalla desolazione dell'ignoranza, fino all'amore trionfatore che porta buoni frutti didattici.
Eppure lo salviamo, per la divertente tenerezza di alcuni delicati quadretti di ricordi e la furbizia esperta con cui riesce a trascinare fino all'ultima pagina e all'ultima calzante metafora dell'insegnamento (quella sola vale tutto il libro).
Per restare in tema pedagogico: con un poco di zucchero la pillola va giù.

Consigliato agli insegnanti di ogni ordine e grado.
Consigliato a chi cerca un motivo per parlar male di Pennac almeno un po'.

Chagrin d'école
Daniel Pennac
Folio, Editions Gallimard
Parigi, 2007
300 pagine

1 Comment to "Chagrin d'école (Diario di scuola)"

a me è piaciuto tantissimo, soprattutto la parte in cui analizza il "non lo so" e il discorso sul "presente magico". E' un po' retorico, ma secondo me non più di quanto non sia accettabile nel trattare un argomento, quello della scuola, che è già di per sè intriso di retorica. Comunque bella recensione Saretta! :)

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