Une gourmandise (Una golosità) (Estasi culinarie)



Saputo di avere solo tre giorni da vivere, il re della critica gastronomica mondiale, inavvicinabile e temuto sul lavoro quanto in casa, si mette a letto nella sua lussuosa dimora parigina e sceglie l'ultima pietanza da mangiare, il sapore che vuole portarsi nella tomba. Egli sa che è qualcosa che ha già gustato anni addietro, un ricordo sensoriale che ora non riesce più ad afferrare, il sapore cruciale che darà senso e compimento alla sua intera esistenza. Da qui parte un gran carosello gastronomico diviso in capitoli, tematici sia per ricordi che per sapori. Forse un po' scolastica la scelta di alternarli con più brevi capitoli sui pensieri di familiari, amici e conoscenti, alla notizia dell'imminente morte di un personaggio così controverso e severo. 
Il romanzo d'esordio di Muriel Barbery ci introduce ai temi che meglio approfondirà nel successivo L'eleganza del riccio: la vacuità delle convenzioni e delle sovrastrutture sociali nel mondo della borghesia placcata d'oro. Lo fa con genuinità e timidezza, palpabili nell'entusiasmo di ogni pagina. Il cibo è descritto in modo solenne e accuratamente realista ed omaggia le tradizioni culinarie sia casalinghe che esotiche, ripercorrendo le tappe personali e professionali del protagonista, dal pomodoro quasi sfatto dal sole nell'orto della zia, al pane magrebino delle vacanze, passando per il sushi prezioso della sua fama mondiale.
Il sapore finale, la delizia del titolo (o almeno del titolo francese) è un autentico colpo di genio, che spedisce la Barbery nel novero degli autori che sanno scrivere e soprattutto hanno qualcosa da dire.

Nota: in Italia è stato pubblicato nel 2001 da Garzanti con il titolo Una golosità, e nel 2008 da Edizioni e/o, in seguito al successo di L'eleganza del riccio (2007) della stessa casa editrice. 
Vincitore del Prix du Meilleur Livre de Littérature gourmande 2000.

Consigliato a chi ha sempre fame. (E chi non ne ha?)

Une gourmandise
Muriel Barbery
Folio, Editions Gallimard
Paris 2000
165 pagine

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Eva contro Eva


Nel 1951 la S.a.S. (Società Apostolato Stampa) San Paolo commissionò a Carola Prosperi la trasposizione letteraria di una serie di film di successo, ad uso di coloro che il cinema non potevano permetterselo e che avrebbero tratto beneficio dagli insegnamenti in essi contenuti. In questo contesto si colloca in modo brillante Eva contro Eva: non ricalca banalmente il film, ma lo completa proponendo dettagli ed antefatti interessanti e ben collocati. Onore al merito della scrittrice torinese, poiché non era certo compito facile data la levatura della pellicola ed i suoi temi scabrosi, almeno per l'epoca.
Si narra l'ascesa di una giovane stella che scalza con metodi non proprio ortodossi l'allora prima donna di Broadway, insinuandosi nella sua vita privata e nella sua carriera teatrale dapprima come timida ammiratrice, poi come segretaria, infine come sfrontata rivale. La trama piuttosto lineare e la narrazione schietta danno risalto per contrasto al baratro pauroso che si apre sull'animo femminile, capace di dissimulare i propositi più malvagi con modi melliflui e occhioni da cerbiatta.
Come tutto ciò sia passato attraverso il setaccio della morale cattolica insieme a Giovanna D'Arco e al Mago di Oz, resta tuttora un quesito interessante. Noi ci limitiamo a godere di una lettura piacevole dal gusto un po' retrò, per immortalare il film su carta, o anche solo per invogliare alla visione coloro ai quali fosse sfuggito questo grande classico.

Consigliato agli uomini, come libretto delle avvertenze.

Carola Prosperi
Eva contro Eva
Sellerio editore
Palermo 2002
136 pagine

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Tristano muore


Nella dimensione onirica tra sonno, morte e morfina, non è facile tirare le somme di una vita: già sarebbe difficile raccontarne la catena dei fatti; dare un senso a ciascuno di essi sembra poi quasi impossibile. In punto di morte, Tristano trascorre il suo ultimo mese di vita a narrare le proprie vicende e memorie ad uno scrittore chiamato appositamente al suo capezzale. Una vita da eroe della patria, a quanto pare, ma cosa resta alla fine? 
La storia di un uomo ma anche la storia di un secolo, ripercorsa attraverso luoghi eventi donne e citazioni per palati fini. Un Tabucchi elevatissimo che non cede mai alla tentazione della retorica, dipinge paesaggi mantenendo viva la tensione narrativa e scende negli anfratti più oscuri dell'anima -in salute e in malattia- ed è capace di uscirne incontaminato. Prelibata e riuscitissima la commistione fra il protagonista, il narratore morente, lo scrittore e il lettore: chi testimonia per il testimone? Il dibattito è aperto su tutto, non si salva niente, e una pagina dopo l'altra crollano i miti di una vita e del Novecento.
Con la cattiveria della vecchiaia e il cinismo di chi ha vissuto tutto e tutto sta per lasciare, il vecchio Tristano mette a nudo gli errori di un secolo, ma è in ritardo per pentirsi dei propri, senza giudizio né necessità di assoluzione. Nessun commento dogmatico su Storia né storie, poiché la narrazione è essa stessa interpretazione: chiedere ad uno scrittore di pubblicare la propria vita vuol dire lasciare ai posteri l'onere della sentenza. Illusi noi che lo consideriamo un onore e continuiamo ad accorrere al suo capezzale.

Consigliato a chi non teme di mettersi in discussione.

Tristano muore
Antonio Tabucchi
Feltrinelli
Milano 2004
162 pagine

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Andare avanti guardando indietro


Prendete un boccale di birra (che probabilmente è l'inchiostro con cui è stato scritto il libro) ed accomodatevi: scorre che è un piacere! Se siete profani della palla ovale avrete modo di apprenderne i rudimenti, ma se siete già esperti avrete comunque una buona occasione per apprezzarne la filosofia.
I Due Fratelli ci accompagnano in un viaggio nel fango e nella fatica, ed è divertentissimo leggere parole tanto gentili e profonde ed immaginarle scritte da quelle montagne di muscoli con le orecchie a cavolfiore ed il naso storto dalle 'legnate' ricevute. Non si parla solo della vita in campo o degli aneddoti (peraltro spassosissimi) di una intera famiglia di rugbisti, ma di come educare i ragazzi al rispetto di se stessi e delle regole, all'umiltà, al sacrificio e al gioco di squadra. La partecipazione del Dott. Rampin assicura infatti la lettura in chiave psicologica, e fa assurgere il rugby a metafora di vita. 
Sono innegabili i molteplici aspetti positivi di questo sport da gentiluomini, ma sospettiamo che qualsiasi sportivo sarebbe in grado di scrivere pagine altrettanto lusinghiere sulla propria passione (o professione). Tuttavia comprendiamo le esigenze commerciali di questo libro fatto uscire a ridosso del Sei Nazioni, in un Paese dove si vive in funzione del novantesimo minuto: ogni tanto fa bene ascoltare voci che raccontano storie diverse e propongono realtà alternative di sport e divertimento.
Infine, una nota doverosa sulla presenza delle donne nel libro: i fratelli Bergamasco hanno piena coscienza di esercitare un forte appeal sul sesso debole, e ne analizzano con disinvoltura i motivi; uno su tutti: il cuor gentile dietro i muscoli -tanti muscoli-, che permette loro di menarsi botte da orbi per portare in meta la palla ovale, nascosta e protetta nell'incavo del braccio.

Consigliato a chi pensa che la Terra sia sferica.
Consigliato alle donne, per stimolare ottimi sogni.

Andare avanti guardando indietro
Mauro e Mirco Bergamasco con Matteo Rampin
Ponte alle Grazie
Milano 2011
157 pagine

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