Addio alle armi


Romanzo popolarissimo e giustamente acclamato per la profonda umanità delle vicende e dei sentimenti trattati, tanto da ispirare tre diverse trasposizioni cinematografiche. Narra la disfatta e la disillusione di un giovane americano che parte per l'Italia come soldato volontario durante la Prima Guerra Mondiale, e vi trova una realtà molto meno eroica di quella che si aspettava. A poco serve l'intensa storia d'amore con l'infermiera inglese Catherine, che lo coinvolgerà e travolgerà in tutti i sensi.
Se è vero che i temi dominanti sono l'amore e la guerra, vi si trova comunque il nocciolo del modo di pensare di Hemingway: ispirandosi alle sue vicende autobiografiche dà vita ad un personaggio che lotta con tutte le sue forze ma che alla fine resta sopraffatto e svuotato di ogni sentimento, proprio quando doveva godersi la tanto agognata felicità. Restano comunque alla storia della letteratura i dialoghi struggenti, sublimi per il contrasto tra un amore giocoso e quasi bambino, e la drammatica pagina della storia del Novecento in cui tale sentimento prende vita: due innamorati attraversano indenni la Grande Guerra e si ritrovano in una Svizzera irreale di pace e silenzio, dove però la felicità presenta il suo crudele conto.
Una triste parabola umana, che tinge di amaro realismo ogni nostra azione, ma che suona come inno alla vita e all'amore. Anche se sappiamo che non ci può essere alcun lieto fine, val bene la pena di lottare per pochi innevati momenti di serenità. 

Consigliato a chi ha paura di amare.

Addio alle armi
Ernest Hemingway
Oscar Mondadori
1965
287 pagine

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La prova del miele



Occorre un buon motivo per iniziare a scrivere la propria storia, una scusa per mettere ordine nei ricordi e raggruppare gli anni di vita in ere. "a.P. e d.P.", prima e dopo aver conosciuto il Pensatore: una donna araba libera, acculturata e sposata, bibliotecaria a Parigi, ricostruisce e pubblica la propria vita segreta di sesso extraconiugale e letture proibite. L'occasione le viene offerta da un convegno cui deve presenziare come esperta -e lo è davvero- di letteratura erotica araba.
Finalmente un libro che non ha bisogno di fare denuncia, che tratteggia una cultura, una lingua e una società senza passare dalla scorciatoia della condizione femminile nel mondo islamico. La donna è qui piuttosto la prima utilizzatrice dell'uomo, è sempre pronta per la passione, conscia del proprio corpo e del miele che da esso stilla (se avete appena fatto un pensiero sconcio, avete pensato alla cosa giusta).
Sarebbe tuttavia uno spreco fermarsi ai racconti piccanti e agli spunti bibliografici di letteratura erotica. Tra le righe, neanche troppo nascosto, c'è il senso di una vita che viene soppesata e giudicata alla luce di buoni propositi di cambiamento: è stata spesa solo a rinnegare anima e sentimenti, ad inseguire il desiderio per il piacere del desiderio, fino al punto di stigmatizzare a mero ricordo sensualmente malinconico l'unica persona che aveva preteso di più. Il libro si conclude così, con l'ammissione di tale errore e la voglia di uscire allo scoperto in tutti i sensi, non solo alzando il sipario sulle letture erotiche a lungo celate come segreto. E se è vero che ce n'è almeno uno per ciascuno di noi, chi è il nostro Pensatore? E saremmo noi in grado di fornire la prova della dolcezza del miele?

Consigliato a chi ha paura di assaggiare la dolcezza della propria sessualità.

La prova del miele
Salwa Al-Neimi
Feltrinelli
Milano 2010
102 pagine

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Novecento


Uno dei romanzi più famosi e popolari di Baricco, con oltre un milione di copie vendute, nasce in realtà come monologo teatrale per l'attore Eugenio Allegri ed il regista Gabriele Vacis. Proprio a teatro debutta nel 1994, ma il suo seguito tra il pubblico è legato anche ad altre trasposizioni: la più famosa quella cinematografica per la regia di Giuseppe Tornatore, La leggenda del pianista sull'oceano. Simpatico anche l'adattamento a fumetto, uscito su Topolino. La storia infatti è molto densa di spunti, ed è comprensibile che abbia fornito materiale di lavoro a vari artisti, così come presenta una straordinaria ricchezza di temi di riflessione. 
Un libretto agile che si legge in una nottata, ma che lascia il segno, come tutte le storie didascaliche che si rispettino: narra la vita singolarissima di Danny Boodmann T.D. Lemon Novecento, nato a bordo della nave Virginian e lì cresciuto lontano da terra, facendo la spola tra America e Europa, e soprattutto suonando il pianoforte per i passeggeri e per se stesso. La musica come cifra di vita, emblema della sua presenza nel mondo: lui che non è mai stato registrato in alcuna anagrafe e probabilmente anche "arrivato lassù, quello che cerca il mio nome nella lista e non lo trova", è ovunque conosciuto e rispettato per il modo di suonare quelle sue note strane. La musica come strumento di conoscenza e condivisione, per lui che non è mai sbarcato eppure sa tutto del mondo: ascolta i passeggeri di terza classe, quelli che raccontano storie e cantano, e succhia vita ed esperienza da loro, accompagnandoli col pianoforte.
Il senso supremo della storia è giocato tutto sulla scaletta per scendere a terra, tre gradini che rappresentano l'eterna amletica lotta tra il vivere e il rinunciare a vivere: sbarcare e trovare il proprio posto nel mondo, oppure restare a bordo e cibarsi di surrogati di vita come unico modo di salvarsi dai desideri che strappano l'anima. E' questo il dilemma.

Consigliato infinite volte alla vigilia di ogni grande passo.

Novecento
Alessandro Baricco
Feltrinelli
Milano 1994
62 pagine

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Foravìa


Tre racconti, tre storie qualunque farcite di dettagli quotidiani e apparentemente banali. In realtà scavano buchi avanti e indietro nel tempo, da un luogo all'altro, attraverso sensazioni appuntite. Ci lasciano un senso di stupore e commozione profonda, ci toccano corde sconosciute e vergognose, è una catarsi delicatissima.
La piccola raccolta prende il nome dal primo racconto, una lunga lettera che narra un episodio ai limiti dell'assurdo: l'autore-protagonista sbaglia strada nel cuore di un bosco, passando così una notte surreale in cui tutto si rovescia. Il foravìa è dunque un fuori programma, una deviazione più o meno imprevista dalla corrente placida dell'ordinario; per taluni è un diversivo piacevole, per altri l'unico modo di vincere la pigrizia esistenzialista del quotidiano.
Il linguaggio metafisico e paranoico trasporta su un piano elevatissimo e di non comune fruizione quello che è il concetto fondamentale, innalzato sulla torre d'avorio nonostante la sua semplicità: sono le casualità e le deviazioni che determinano la meta. L'accidente categorizza l'ente, per dirla in modo difficile. Non è da tutti cogliere queste riflessioni nel trambusto quotidiano; Voltolini ce le restituisce invece in modi impensati: davanti una vetrina di formaggi, per esempio, o parlando con un ragno, o in una sala d'attesa in ospedale. Egli si avvale della sua acuta sensibilità di italiano 2.0, che si snoda attraverso sospetto, rispetto e solidarietà, e nasce dalla curiosità e dalla ricerca -o bisogno- del foravìa.

Consigliato a chi ha un perfetto senso dell'orientamento.

Foravìa
Dario Voltolini
Canguri Feltrinelli
Milano 2010
93 pagine

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Adieu mes jolies


Tre cadaveri di donne e una quantità impressionante di scheletri animali vengono trovati all'interno dell'improbabile "Institution des 421", scuola convitto per giovani ai bordi della società, sovvenzionata dall'invisibile dittatore del Tounangaka François N'golo N'golo, e guidata dall'altrettanto disadattato direttore Sam Spade, romanziere fallito che ha preso il nome da uno dei suoi personaggi mai pubblicati. Alix Alix -Alix per gli amici, Alix per i nemici- arriva a Sponge a cavallo di una falsa Harley Davidson e indaga per salvare la pelle ma soprattutto per conquistare la sua adorata Bella Bonifaci, gatta morta di dubbia nascita italiana che lo ha spedito in quel dimenticato angolo di Francia a cercare l'ombelico adamantino della statuetta d'argento di Santa Radegonda, promettendo in cambio amore eterno e faville.
Jean-Paul Nozière, Premio Brive-Montréal 1993 per l'insieme della sua opera, con la sicurezza dell'esperienza racconta senza fretta una storia succulenta a tratti paradossale, popolata di uomini assurdi di tutte le età, personaggi grotteschi ed inverosimili. Le donne, con rare eccezioni, sono morte o lontane, hanno ombelichi irraggiungibili e storie ancor meno verosimili, e così sono il motore primo di tutte le vicende.
Questo ammiccante poliziesco sulle note della Cumparsita si gioca sul confine tra vero e contraffatto, enfatizzando in modo iperbolico l'arbitrarietà di tale divisione: tutti i personaggi si avvalgono di pseudonimi, e tutti ammettono di non essere ciò che sembrano, ciascuno ha un trascorso di cui non vuole parlare e sta vivendo una ri-edizione di se stesso. Eppure non c'è niente di più vero dei loro nomi falsi, cioè di quelli che si sono scelti perché si sentivano addosso. Come nel tango, regna sovrano il rispetto delle intimità altrui, quasi a ribadire la sacralità e la magia dello spazio personale che è diritto di ciascuno. Amare una persona senza possederla del tutto, rinunciare a conoscere dettagli e segreti di chi interagisce con noi, dà valore aggiunto alle relazioni interpersonali, valore che sembra ormai perso nell'epoca dell'informazione globale.

Consigliato a chi possiede la macchina della verità.

Adieu mes jolies
Jean-Paul Nozière
Rat Noir, Syros
2007
213 pagine

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