Einstein al suo cuoco la raccontava così


La cosa meravigliosa della scienza è che può spiegare cose che nessuno ha bisogno di sapere. In effetti, che noi ne conosciamo o no i motivi, il sale dà sapidità ai cibi, le bibite gassate svaporano e i sughi bruciano se ci distraiamo. Però chissà quante volte cucinando si fanno gesti bizzarri dettati dalla tradizione, o ci si chiede il perché di certe consuetudini e di alcuni comportamenti di alimenti e bevande. Le risposte sono tutte in questo libretto, simpatico ed utile.
La suddivisione in capitoli tematici, le ricette proposte, il glossario, l'indice analitico e i suggerimenti bibliografici, lo rendono un manualetto abbastanza completo e di agevole consultazione, mentre l'abilità indiscussa della penna di Wolke (professore emerito di Chimica all'Università di Pittsburgh) ne fa un trattato di chimica spicciola, giocato sul difficile (e riuscito) equilibrio tra comprensione alla portata di tutti e rigore scientifico. Questo davvero il maggior pregio, supportato da uno stile sempre brillante e gaio, critico nei confronti degli usi consumistici, ma nemmeno accusatorio né nostalgico delle bistecche di brontosauro cotte sulla pietra calda. Notevole anche la traduzione di Folco Claudi e Adriana Giannini, che ci svelano i misteriosi retroscena di tacchini sacrificali e polli fritti, altrimenti per noi incomprensibili.
Dunque, prima di rotolare i limoni su un ripiano per spremerli al meglio, prima di scappare impauriti davanti ad un forno a microonde acceso, o anche prima di tentare di friggere un uovo al sole, state a sentire cosa ha da dirvi Einstein.

Consigliato a chi ha le pentole ma non trova i coperchi.

Einstein al suo cuoco la raccontava così
Robert L.Wolke
Feltrinelli
Milano 2010
264 pagine

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