Gente di Dublino


Avete mai pensato che la vostra vita andrebbe cambiata radicalmente? Avete persino individuato quale sarebbe la leva per muovervi verso più felici orizzonti? Tutto pronto e pianificato? Ecco, allora non leggete Gente di Dublino, per carità! Un Joyce affilatissimo vi toglierebbe persino la voglia di sognarlo, questo cambiamento. I suoi personaggi si muovono in una spirale cieca di paralisi, dibattendosi dentro una città-trappola in cui anche i colori e gli odori sono opprimenti. La beffa è che quanto più si impegnano per evadere, tanto più restano delusi e frustrati.
I racconti che compongono la raccolta sono tanti, ed in ciascuno viene esplorata una diversa possibilità di fuga. Dopo averli letti tutti si ha la certezza che non c'è via di scampo: amore, affetti, matrimonio, lavoro, passioni personali, musica, politica, carriera, amicizia, religione... nulla di nulla, non si fugge da Dublino né dalla propria vita. Non è neanche questione di fato o predestinazione, quello che incombe è unicamente una realtà quotidiana avvilente ed alienante, che toglie persino l'ultima tragica consolazione di sentirsi perseguitati dalla sorte e predestinati alla sofferenza.
Tante piccole ed intense storie di martirio che acquistano compimento in una delle frasi conclusive dell'ultimo racconto: si sopravvive solo dopo l'accettazione della propria condizione di vita, dell'inesorabilità della morte e dell'inconsistenza degli affetti. "Era venuto il momento di mettersi in viaggio verso l'ovest", mentre una lieve nevicata seppellisce tutto.

Consigliato a... no, davvero: non lo leggete.

Gente di Dublino
James Joyce
Einaudi Scuola
Milano 1991
225 pagine

2 Comments to "Gente di Dublino"

true story, è una presa a male infinita.
Però i momenti delle diverse "epifanie" sono scritti molto molto bene.

Eh sì, sublime è sublime. Però fa venire voglia di mangiare tanta cioccolata!

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